jueves, 31 de julio de 2014

Ritratto di Angelo Guerrera Guerrera, Vº Marchese di Cela, ecc, Capitano del Re Imperatore d'Italia in Albania

Stemma dei Guerrera di Cela


Angelo Guerrera Guerrera 
(* Napoli 1903 + Moreno -Argentina 1990)
 Vº Marchese di Cela, XIIº Conte di Guerrero, Xº Conte di Montebello, IXº Barone di Montebello, IXº Barone di Boscopiano, Nixima e Montagna, Cavaliere della SS Annunziata.

Appartenente ad una delle 33 famiglie Nobili più importanti del Regno di Sicilia, fu Militare del Regio Governo Italiano, sposò Donna Maddalena Mucciacciaro di Savoia, nata Baronessa di Pontelandolfo, ( figlia della Principessa Lucia di Savoia-Genova di Mucciacciaro, bisnipote del Re Carlo Alberto di Sardegna).

Fu Capitano de Prima Divisione degli Eserciti dell'Ovest del Re Imperatore d'Italia.

Fu Capitano del Re d'Italia nella Capitale Imperiale in Tirana.

Fu investito per il Re con l'Ordine della S.S. Annunziata per il suo Servizio alla Casa Reale di Savoia.





Diploma della SS Annunziata 1946



Riunione della Pace ( 1945) Don Angelo Guerrera Guerrera ( Circolo rosso)

 Fu Membro della Riunione della Pace, celebrata in Roma tra la Capitaneria Generale d'Italia e il Nuncio Apostolico di S.S. il Papa Pio XII ( 1945).
Morì in Moreno ( Argentina), terra dove si stabilì dopo la caduta della Monarchia in Italia.

miércoles, 30 de julio de 2014

Carlo Maurizio Maria Costa, Conte di Arignano Generale delle Armi in Sardegna

Carlo Maurizio Maria Costa, Conte di Arignano

Stemma Regno di Sardegna ( Dinastia dei Savoia) 
Carlo Maurizio Maria Costa  
 (Fossano 1701 – Torino 2 ottobre 1755)

 detto “il Conte di Arignano”, Signore diArignano per cessione del feudo da parte del fratello, investito del feudo il 30 giugno 1733, Nobile di Chieri, Cavalieredell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, ebbe il gradi di Tenente Colonnello di Fanteria del Regio Esercito Sardo il 1gennaio 1742, Tenente Colonnello Effettivo nel Reggimento di Fanteria Italiana Lombardia dal 19 marzo 1743, promosso a Colonnello il 5 marzo 1744, promosso a Brigadiere il 20 gennaio 1747, Comandante del Reggimento di  Fanteria d’Ordinanza Nazionale Monferrato dal 19 ottobre 1748, promosso a Maggior Generale il 5 maggio 1754,Generale delle Armi in Sardegna dal 1 agosto 1754, Governatore di Cuneo dal 31 agosto 1755

Conte Vittorio Amedeo Filiberto Costa, Vicerè di Sardegna ( 1755)

 Conte Vittorio Amedeo Filiberto Costa, Vicerè di Sardegna ( 1755)

Stemma Regno di Sardegna ( Dinastia dei Savoia)
Stemma dei Conti Costa della Trinità
Vittorio Amedeo Filiberto Costa

(Torino 1698 - Torino 2 maggio 1777)

  Conte di Trinità, Signore di Carrù,Arignano, Polonghera, Borgaro Cornalense, Fortepasso, Malpertusio e Val di Cosso, cedette il feudo di Arignano alfratello minore Carlo Maurizio, investito dei feudi paterni il 30 giugno 1733, Signore di Castelletto e Saleggio con Vald’Ussone per Sentenza della Regia Camera dei Conti di Torino emessa in data 17 ottobre 1753 (con cui furonoriconosciuti ai Costa i diritti di successione su quelle terre in virtù della discendenza dagli Scarampi del Cairo,mettendoli in possesso dei tre feudi che costituivano 1/4 dell’intera Signoria del Cairo), investito il 13 giugno 1758, Nobile di Chieri, Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro dal 15 giugno 1751, nominato Cavalieredell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata con Brevetto del 4 dicembre 1763.


Pur non costituendo un esempio isolato fra le famiglie nobili piemontesi del tempo, la carriera militare rappresentò nella famiglia Costa, per varie generazioni, un cursus honorum modello, tanto da risultare un caso eccezionale anche per il Piemonte. Da Giorgio Maria, generale maestro di campo di Emanuele Filiberto e colonnello di Carlo V, al nipote Francesco Maria, colonnello di Carlo Emanuele I morto nell'assedio di Alba, al figlio Girolamo Maria maresciallo generale di campo di Carlo Emanuele II. Lo stesso padre del C. fu generale di battaglia di Vittorio Amedeo II e mori a soli trentaquattro anni nel 1712, lasciando numerosi figli. Non stupisce quindi che tre di essi abbracciassero la carriera militare, dopo aver frequentato i corsi dell'Accademia militare, fondata a Torino dalla seconda Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Oltre al C., infatti, anche il fratello Carlo Maurizio, detto il conte di Arignano, combatté sotto Carlo Emanuele III come maggiore generale e fu governatore di Cuneo nel 1755, anno della sua morte. L'altro fratello Luigi, balivo dell'Ordine di Malta, combatté a lungo nel Mediterraneo nella marina dell'Ordine. Maggiore generale nel 1761, fu anch'egli come il Conte Vittorio Costa., e a volte per questo confuso con esso, viceré di Sardegna nel 1763, governatore di Pinerolo e ispettore generale della cavalleria nel 1767, tenente generale nel 1771.

Il  Conte Vittorio Costa, iniziò la carriera militare durante la guerra di successione polacca, levando a proprie spese un reggimento provinciale del quale ottenne da Carlo Emanuele III il brevetto di colonnello, nei primi mesi del 1734. Il 1º ag. 1734 venne nominato colonnello del reggimento di Lombardia e prese parte alla battaglia di Guastalla. Al termine della guerra il reggimento fu sciolto e il Conte Vittorio Costa. rientrò a Torino.

Già unitosi in matrimonio con Anna Caterina Piossasco di None, perse il 26 nov. 1736la giovane moglie, morta di parto dando alla luce un figlio maschio, Paolo Girolamo, che ereditò in seguito il titolo e il patrimonio. Il 17 febbr. 1738 il Conte Vittorio Amedeo Filiberto Costa della Trinità. sposava a Torino Clara Anastasia di Valesa, dalla quale ebbe Vincenzo Giuseppe, detto il conte di Polonghera, anch'egli militare, Maria Anna, Giuseppe Ludovico, Maria Geltrude.

La nuova entrata in guerra di Carlo Emanuele III in favore della successione di Maria Teresa d'Austria vide il Conte Costa. fra i protagonisti delle dure campagne militari. Partecipò alla battaglia di Camposanto l'8 febbr. 1743. L'anno seguente fu nominato brigadiere generale, quindi maggiore generale nel 1745, tenente generale nel 1749. Partecipò alla riconquista di Asti nel 1746 e alla liberazione di Alessandria. L'anno seguente invece comandò il corpo avanzato di spedizione in Val di Stura e fino al 1749 combatté i tentativi francesi di invasione lungo il litorale e il retroterra nizzardi.
Governatore militare di Nizza nel 1749 il Conte Costa., in ricompensa dei suoi servizi, venne creato il 15 giugno 1751 cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. A coronamento della sua brillante carriera militare pochi anni dopo, con lettere patenti del 25 apr. 1755, venne nominato capitano generale e viceré di Sardegna, giungendo nell'isola, a Cagliari, il 24 maggio 1755.

A poco più di trent'anni dalla conquista dell'isola, infatti, la carica di viceré restava ancora legata per i Savoia alla funzione prevalentemente militare dell'ufficio e destinata quindi ai membri e agli esponenti più in vista dell'antica nobiltà militare piemontese. E ciò soprattutto perché il governo riconosceva i pericoli insiti nel nuovo dominio, dallo scarso attaccamento della popolazione verso la nuova dinastia ancora estranea, all'influenza dell'alta e media nobiltà isolana, sempre legata alla Corona di Spagna, e al sempre presente pericolo delle incursioni, che, quasi ogni anno, muovevano dalle vicine reggenze barbaresche. Non stupisce quindi il fatto che per tutto il Settecento la carica di viceré fosse appannaggio delle alte cariche militari della nobiltà piemontese, come i baroni di Saint-Rémy e di Blonay o i conti d'Apremont, della Trinità, di Bricherasio o i marchesi di Cortanze, di Castagnole, di Rivarolo, di Santa Giulia.

Il triennio del viceregno del Conte Vittorio Amemdeo Filiberto Costa., pur senza avvenimenti di particolare rilievo, merita di essere segnalato per alcuni aspetti particolari. Già all'atto della nomina infatti il Conte Costa. ricevette, con carta reale del 12 apr. 1755, un ampio regolamento sugli uffici e le cariche dell'isola, al fine di evitare il ripetersi di conflitti di competenza come quelli avvenuti nel triennio precedente, sotto il viceregno del conte di Bricherasio, quando si erano verificati numerosi attriti fra lo stesso viceré, e l'intendente generale conte di Calamandrana. Per appianare tali conflitti il sovrano era stato costretto all'invio di due commissari regi, i mastri uditori della Camera dei conti Cauda e Curlando. Sicché sia nella scelta del nuovo viceré sia nelle istruzioni dategli Carlo Emanuele III procurò che il Conte Costa. appianasse tutte le divergenze nate tra i vari ufficiali ed evitasse nel suo triennio il ripetersi di tali incidenti.

Tra i gravi problemi che affliggevano l'isola in quegli anni uno dei più seri era quello dato dal basso incremento della popolazione, già molto scarsa, con una densità, all'inizio della dominazione sabauda, di dodici abitanti per Kmq. La stessa scarsa conoscenza delle cause del fenomeno aveva ingenerato, sia a Torino sia a Cagliari, la diffusa convinzione che il rimedio più opportuno fosse quello della creazione di nuove colonie. In realtà se in due o tre casi, come quelli delle colonie nell'isola di San Pietro o in Montresta i risultati erano stati positivi, spesso tali progetti e iniziative fallivano. Lo stesso Conte Costa. quindi avvisava la corte di Torino che molte delle proposte che "si facevano per l'introduzione di altre colonie nell'isola erano di assai scarso realismo e non misuravano i notevoli ostacoli che le votavano al fallimento. Egli stesso proponeva quindi che una parte degli aiuti destinati a tale scopo venissero utilizzati per favorire nuovi matrimoni fra la popolazione residente, essendo assai diffusa la consuetudine dei matrimoni in età matura, dopo il trentesimo anno, dovendo i giovani procurarsi "di buoi e attrezzi agricoli, la sposa il letto e i domestici utensili". Egli proponeva quindi l'istituzione di doti gratuite, da distribuirsi annualmente, per favorire i matrimoni fra i più giovani. Anche se accolta favorevolmente a Torino, tale proposta non ricevette applicazione che alla fine del secolo, quando Vittorio Amedeo III istituì l'assegnamento di ventiquattro doti di 60 scudi l'una sulla R. Cassa. In realtà la vera causa dello scarso incremento della popolazione sarda in quell'epoca era da attribuirsi in gran parte alla malaria e all'altissima mortalità infantile. Secondo i dati forniti da Giuseppe Maria Incisa Beccaria, arcivescovo di Cagliari (1800-1810, cfr. Ciasca, p. 9) nel decennio 1766-76 nelle parrocchie di Cagliari moriva in media il 41,3% della popolazione fra uno e sette anni e nelle parrocchie di Sassari moriva il 45,83% della popolazione fra uno e sette anni.

Allo scadere del triennio il Conte Vittorio Amedeo Filiberto Costa., ritornato a Torino, fu nominato governatore di Tortona l'11 luglio 1758 e l'anno seguente governatore di Novara. Rientrato a Torino entrò a far parte della corte con la nomina a gran maestro della Casa reale, il 27 sett. 1763. Pochi mesi dopo ottenne il cavalierato dell'Ordine supremo della SS. Annunziata. Morì a Torino, nella parrocchia di S. Giovanni Battista, il 2 maggio 1777.

martes, 29 de julio de 2014

CONTE FRANCESCO LUDOVICO COSTA DELLA TRINITA’, VICERÈ DI SARDEGNA

CONTE FRANCESCO LUDOVICO COSTA DELLA TRINITA’, VICERÈ DI SARDEGNA

Stemma Regno di Sardegna ( Dinastia dei Savoia)

Ludovico (al Battesimo Francesco Lodovico) Costa
(Torino 17 febbraio 1699 - Pinerolo 1772)
 Nobile di Chieri,Cavaliere dell’Ordine di Malta, professò i voti con dispensa per la minore età il 30 giugno 1709, Balì dell’Ordine di Malta, Ufficiale delle Galere dell’Ordine Gerosolimitano, ebbe il grado di Tenente Colonnello di Cavalleria del Regio Esercito Sardo il 25 febbraio 1745, Tenente Colonnello Effettivo dal 5 marzo 1747, promosso a Colonnello il 28 ottobre1748, Comandante del Reggimento  Dragoni di Piemonte dal 28 ottobre 1748, Comandante del Reggimento  Dragoni del Genevese dal 5 gennaio 1763, promosso a Brigadiere il 26 febbraio 1757, promosso a Maggior Generale il 21gennaio 1761, Viceré di Sardegna dal 30 luglio 1763 al 4 settembre 1767, Governatore di Pinerolo ed Ispettore Generale della Cavalleria dal 4 settembre 1767, promosso a Tenente Generale il 12 marzo 1771, in gioventù combatté allungo nel Mediterraneo nella Marina dell’Ordine Gerosolimitano, come Viceré di Sardegna riorganizzò le Università di Sassari e Cagliari e promosse l’introduzione e la diffusione della lingua italiana nell’amministrazione statale, inoltre introdusse provvedimenti in materia di coltivazione e commercio di tabacco e cereali e emanò divieti sul pascolo esull’allevamento.


Il conte Ludovico Costa della Trinità intensificò la sua attività legislativa con editti reali e pregoni sotto il suggerimento del ministro Bogino. Tra i provvedimenti più importanti la riorganizzazione dell'università di Cagliari e di Sassari, l'introduzione e la diffusione della lingua italiana.




Don Francesco Lodovico Costa, Vicerè di Sardegna crea, dietro mandato Regio una Congregazione di Carità ( Archivio Stato di Cagliari)



Il viceré stimolò e potenziò le attività industriali con la regolamentazione della coltivazione del tabacco e l'introduzione di norme contro il contrabbando. Altri provvedimenti furono emanati per combattere l'omissione della denuncia annuale dei cereali. Fu resa obbligatoria, infatti, la rilevazione annuale dei nuclei familiari e la quantità dei cereali prodotti.
Alcuni decreti, come quello sui porti abilitati all'imbarco dei cereali da esportare, si rivelarono di difficile applicazione a causa della loro rigidità.

Il viceré introdusse ulteriori divieti riguardanti il pascolo del bestiame e l'allevamento in generale. 

Al fine di concludere la lite tra il Feudo di Oliva e lo Stato, il Bogino propose un piano di risanamento che prevedeva all'interno dello stesso feudo una politica di ripopolamento, l'assegnazione di doti e l'introduzione di forestieri, il potenziamento dell'agricoltura con sistemi innovativi, il miglioramento dell'allevamento del bestiame, l'incentivazione al commercio e allo sviluppo di nuove piantagioni e manifatture. Con l'accettazione della proposta fu rimossa la confisca del feudo che durava da oltre quaranta anni e riconosciuto un indennizzo di 2500 scudi sardi per venticinque anni. Con successivo decreto il sovrano attribuì la dignità di ducato al Monteacuto, di principato all'Anglona, di marchesato al Marghine e di contea a Osilo e al Coghinas, tutte contrade appartenenti al feudo di Oliva.